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Informazioni e curiosità da conoscere

Giovanna e la gravidanza

Dott.ssa Arianna Bortolami 23/10/2012 0 comments 0

Mi chiamo Giovanna, ho 36 anni, e due splendidi bambini, un maschietto di 5 anni e una femmina di 3. Le gravidanze hanno avuto un ottimo andamento, a parte un piccolo particolare durante la seconda: dal 7° mese infatti ho iniziato a perdere qualche goccia di urina. Capitava raramente, quando tossivo e starnutivo. Mancava poco al parto e, chieste informazioni, sono stata rassicurata sul fatto che fosse “normale” perdere involontariamente l’urina durante la gravidanza. In realtà ho scoperto solo successivamente che questa eventualità può essere frequente, ma non è in realtà da considerarsi normale.

Mi era stato inoltre detto che dopo il parto le perdite sarebbero scomparse.

La nascita di mia figlia e la gioia che l’ha accompagnata, ma anche la fatica ad iniziare la sua crescita, mi ha impegnata molto per i primi mesi; ricordo che le perdite non erano cessate, né era diminuito il numero di volte in cui dovevo andare in bagno a fare la pipì rispetto al periodo della gravidanza, anzi in qualche momento dovevo proprio correre per arrivare in tempo al bagno, cosa che non era successa dopo il primo parto.

Tutto questo mi disturbava notevolmente: percepire l’uscita dell’urina e non poterla né controllare, né fermare, era una sensazione davvero fastidiosa. Dover correre al bagno non mi creava problemi finchè ero in casa, ma il fatto di uscire, per volere o per dovere, era diventato quasi un incubo: trovarsi in mezzo alla strada e avere la sensazione che se non si può avere un bagno a disposizione nel giro di pochi minuti (o talvolta di pochi secondi!!) era diventato davvero un incubo!!

pelvicfloor-tipo-articoli-testimonianzeUn giorno, leggendo un opuscolo trovato casualmente, ho appreso che quanto mi stava succedendo non corrispondeva alla normalità, ma era identificato come sintomo vero e proprio e che il suo nome è “incontinenza urinaria” e che il fatto di aver bisogno di trovare un bagno così come capitava a me prende dil nome di “urgenza urinaria”.

L’opuscolo suggeriva che in questi casi poteva essere utile il così detto “stop pipì”, vale a dire interrompere il getto della pipì durante la sua esecuzione. Ho provato pertanto ad effettuarlo, ma non mi riusciva e questo mi ha preoccupato molto. Avrei appreso più tardi che questa “pratica” a tutt’oggi non trova più completa condivisione tra i professionisti del settore.

Ho deciso pertanto di parlarne con la mia ginecologa, che, dopo qualche domanda, mi ha consigliato di eseguire un ciclo di fisioterapia e riabilitazione del pavimento pelvico. Quel nome non era nuovo: durante il corso pre parto fatto durante la prima gravidanza mi era stato spiegato che cos’è quella parte del corpo, cosa accade durante gravidanza e durante il parto, e mi erano stato insegnati alcuni esercizi.

Ho quindi preso contatti per effettuare il ciclo di fisioterapia, un po’ incuriosita, un po’ impaurita.

Devo dire che sono stata subito rassicurata: mi è stato spiegato bene che cosa avevo, cosa si sarebbe potuto fare e come sarebbe stata svolta la terapia, quali avrebbero potuto essere i risultati.

E così per circa un paio di mesi mi sono recata per una volta alla settimana a fare la seduta. Devo dire che già dopo 3-4 volte la situazione aveva iniziato a migliorare: raramente durante lo sforzo perdevo, il numero delle volte in cui andavo in bagno era diminuito e non mi capitava più di dover correre. Così avevo cominciato a sentirmi più tranquilla e a credere che stavo trovando una soluzione al problema.

Oggi quel brutto periodo è solo un ricordo, quando tossisco e starnutisco quasi mi diverto a fare quello che mi ha insegnato la fisioterapista con il mio muscolo, perchè mi permette di non perdere più urina; inoltre posso tranquillamente stare fuori per quanto tempo voglio, senza paura di trovarmi improvvisamente con il bisogno disperato di trovare un bagno.

Giovanna.

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