pubblicato in Eureka, rivista di Finco (Federazione Italiana Incontinenti), ottobre 2009
Ci scrive la Sig.ra D.M. da Cesena:
GENT.MA DOTT.SSA BORTOLAMI, SONO UNA PAZIENTE DI 50 ANNI E DA CIRCA UN ANNO MI CAPITA SALTUARIAMENTE DI NON RIUSCIRE A CONTENERE SEMPRE L’URINA. IN ALCUNI MOMENTI, COME DURANTE BREVI CORSE O QUANDO SOLLEVO UN PESO SENTO CHE ESSA ESCE, ANCHE SE CERCO CON TUTTE LE MIE FORZE DI TRATTENERLA. NEGLI ULTIMI MESI QUESTA CONDIZIONE MI PARE PEGGIORATA. HO AVUTO DIUE GRAVIDANZE E SONO IN MENOPAUSA DA UN PAIO D’ANNI, POTREI MIGLIORARE LA MIA CONDIZIONE CON LA RIABILITAZIONE DEL PAVIMENTO PELVICO?
Gen.ma Sig.ra,
la riabilitazione del pavimento pelvico è nata proprio per i casi come il suo. La sua condizione viene definita come “incontinenza urinaria da sforzo”, ed è presente prevalentemente nel sesso femminile; si manifesta frequentemente dopo il parto e con l’arrivo della menopausa, ma può insorgere anche in altri momenti della vita della donna.
La riabilitazione del pavimento pelvico potrebbe aiutarla a ridurre o eliminare le perdite e ad evitare ulteriori peggioramenti.
La terapia è indirizzata alla zona genito-urinaria-anale, costituita anche da tessuto muscolare, che forma gli sfinteri.
Dopo necessaria ed attenta valutazione della zona e delle sue abitudini relative alla minzione, il professionista sceglie la tecnica terapeutica riabilitativa più adatta al suo caso. Potrebbero essere utilizzate l’esercizio terapeutico, il biofeeedback (strumento atto a rilevare l’attività muscolare), la stimolazione elettrica funzionale (per tonificare e rinforzare i muscoli perineali). Al termine della terapia riabilitativa, considerata la meno invasiva tra le diverse opzioni, se il risultato non fosse sufficiente per Lei e per la sua qualità di vita, potrebbero esseLe proposte la terapia farmacologia e/o la terapia chirurugica mini-invasiva.